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TERRA DEL SOLE
e le città ideali

Bella, ordinata, razionale, ma anche spietata e misteriosa, costruita per dominare. Raro esempio di città di fondazione rinascimentale, Terra del Sole incarna l'incontro tra i canoni geometrici dell'Umanesimo e le competenze militari del Cinquecento. È una città-fortezza che trasforma le utopie della città ideale in risposte concrete alle esigenze difensive del tempo, specchio di una società sospesa tra ragione e paura, tra equilibrio estetico e potere.

Città ideale, città fortezza. A partire dal Quattrocento, nel pieno del fermento culturale e scientifico del Rinascimento, la città cambia volto: nella riscoperta delle arti antiche e nella rinnovata centralità dell'uomo, torna ad essere il luogo privilegiato dell'agire umano, coordinatrice di tutte le arti. Il dibattito sulla "città ideale" — che ambiva a coniugare funzionalità ed estetica — diventa fulcro delle riflessioni di architetti, artisti e filosofi, sfociando in trattati scientifici, progetti utopici e rari esempi concreti.

Nel Cinquecento, però, le crescenti tensioni politiche e militari in tutta la penisola impongono un cambio di priorità: la difesa dalle nuove armi da fuoco diventa urgente, e con essa la necessità di ripensare le città in chiave militare. È in questo contesto che nascono vere e proprie città-fortezza: organismi urbani progettati per fondere l'armonia rinascimentale con l'efficacia difensiva.

Terra del Sole rappresenta uno degli esempi più riusciti e meglio conservati di questa audace sintesi.

Terra del Sole può essere considerata, con Palmanova, come la più compiuta espressione della nuova modellistica urbana che si impone in Italia nel cinquecento, per diretta influenza delle teorizzazioni e delle concrete esperienze degli ingegneri militari.

Enrico Guidoni, L'arte di progettare le città, pag. 123, Ed. Kappa, 1992.

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La Città Ideale, capolavoro anonimo del Rinascimento conservato alla Galleria Nazionale delle Marche, rappresenta l’utopia perfetta della città umanistica: proporzioni armoniche, equilibrio geometrico e un ordine assoluto che riflette l’ideale di bellezza e razionalità dell’epoca.

Fonte: Wikimedia Commons

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Sforzinda, la città ideale immaginata da Filarete per Francesco Sforza, è il primo esperimento rinascimentale di pianificazione urbana razionale: una stella perfetta a dodici punte inscritta in un cerchio, simbolo dell’armonia tra uomo, potere e natura. Mai costruita, ma destinata a influenzare per secoli l’idea stessa di città ideale.

Fonte: Wikimedia Commons

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Antica pianta di Palmanova, probabilmente risalente al 1600. Palmanova, fondata nel 1593 dalla Repubblica di Venezia, è l’applicazione del modello di città-fortezza rinascimentale più eclatante: una pianta stellare a nove punte con bastioni e fossati concentrici, organizzata secondo rigorosi criteri geometrici e difensivi. Un esempio unico di sintesi tra urbanistica militare e spirito umanistico.

Fonte: Wikimedia Commons

Nel Cinquecento i disordini che interessavano la penisola erano particolarmente accesi nella Romagna Toscana. Appartenente al Granducato di Toscana ma culturalmente romagnola, questa lingua di terra rappresentava un confine poroso con lo Stato Pontificio: un territorio poco popolato, ricco di colline e boschi, lontano dal controllo centrale di Firenze. Il luogo ideale per banditi e fuorilegge, che potevano nascondersi e rifugiarsi indisturbati oltre il confine.

Il Granduca Cosimo I de' Medici, determinato a costruire uno Stato forte e centralizzato, decise di intervenire per riportare l’area sotto il suo pieno controllo: individuò una zona all'estremo confine del suo regno, vicino a Forlì — importante centro pontificio — in una posizione che gli avrebbe permesso di controllare i valichi appenninici e i collegamenti tra Forlì e Firenze. Terra del Sole sarebbe diventata il nuovo centro di potere mediceo in Romagna, con funzioni non solo militari ma anche giudiziarie e amministrative.

Il progetto fu affidato all'architetto Giovanni Camerini, già al servizio di Cosimo per la realizzazione di altri centri, tra cui Portoferraio (allora Cosmopoli) sull'Isola d'Elba. Ma il contributo personale del Granduca e la sua esperienza militare furono determinanti. La piccola città-fortezza venne progettata come una vera fortificazione alla moderna: su pianta quadrangolare, le alte e sottili mura medievali — inefficaci contro le nuove armi da fuoco e l'artiglieria pesante — lasciarono il posto a mura basse, robuste e inclinate, molto più resistenti agli assedi dell’epoca; al posto delle alte torri, quattro solidi bastioni angolari a punta garantivano una copertura totale dei fianchi, eliminando ogni punto cieco.

Alcune testimonianze scritte affermano che la fortezza sarebbe dovuta essere quadrata, ipotesi avvalorata da un disegno ritrovato negli archivi di Firenze. Il progetto realizzato, invece, fu un rettangolo di circa 300 per 400 metri: un recinto murario lungo complessivamente 2 chilometri, ancora oggi quasi interamente conservato. L'accesso era garantito da due porte simmetriche poste sui lati corti, ciascuna presidiata da un castello: Porta Fiorentina, rivolta verso Firenze, e Porta Romana, verso Forlì e il confine del regno.

Rielaborazione di una porzione di mappa del Granducato di Toscana a fine ‘500
La Romagna Toscana del Granducato di Toscana alla fine del Cinquecento: Terra del Sole si trova all’estremità nord-est del regno, al confine con lo Stato Pontificio.

Agnolo Bronzino, Ritratto di Cosimo I de’ Medici in armatura. L’immagine celebra il potere, la disciplina e il rigore del sovrano, unendo il realismo del ritratto cortigiano alla compostezza ideale dell’iconografia rinascimentale.

Giorgio Vasari, Cosimo I de’ Medici circondato dai suoi architetti, ingegneri e scultori. Il tondo celebrativo raffigura Cosimo attorniato da ingegneri e architetti della sua corte, fra cui Giovanni Camerini (ultimo a destra). Dietro di loro si intravede una pianta con impianto bastionato, probabilmente riferimento a Cosmopoli (oggi Portoferraio), progetto di Camerini.

Simbologie e rituali. La cerimonia di fondazione di Terra del Sole si tenne l'8 dicembre 1564, giorno dell'Immacolata Concezione. Un evento meteorologico interpretato come presagio favorevole avvolse la nascita della città in un'aura leggendaria: come racconta un testimone diretto, in quella giornata di fitta nebbia, il sole emerse proprio nel momento in cui iniziò la benedizione del sito, per poi scomparire di nuovo non appena terminata la celebrazione.

Per molto tempo si credette che quell'episodio avesse dato il nome alla città. In realtà, dal ritrovamento di alcune lettere di Cosimo, oggi sappiamo che fu il Granduca in persona a sceglierlo, ben prima di quell'8 dicembre. Il Sole — e più in generale il Cosmo — erano infatti temi iconologici centrali per i Medici, soprattutto per Cosimo: simboli di potere, centralità e perfezione, valori che il Granduca voleva incarnare ed emanare.

et ne vedemmo dar segnio di allegrezza sino al tempo che il giorno avanti et quel dì medesimo fu nebbia grandissima et in quel punto che arrivammo in sul luogo si allegro il tempo et il sole ne dette il suo lume, quasi sin tanto che fu celebrata la messa et poi torno' la nabbia in suo essere.

Provveditore Perini, testimone diretto del rito di fondazione

La costruzione della città iniziò dalla cinta muraria e dai castelli a presidio delle porte. Il cantiere non fu semplice: il terreno paludoso e la vicinanza al fiume Montone rappresentarono ostacoli significativi, ma documenti scritti testimoniano che intorno alla fine degli anni ’80 del Cinquecento la città fosse pienamente operativa. Mentre il recinto murario seguì il progetto del Camerini, gli edifici interni furono probabilmente frutto della collaborazione tra diversi progettisti e maestranze di cantiere, senza seguire un vero e proprio progetto. Straordinario è, però, che nonostante questo, appaiono come la naturale conseguenza di un disegno unitario.

Dalle porte di ingresso si snodano simmetriche le due strade principali che distribuiscono gli accessi ai due borghi abitati — Borgo Fiorentino e Borgo Romano — e attraversano la città fino ad incontrarsi in Piazza d'Armi, creando una connessione suggestiva tra i due castelli alle estremità. La piazza, centro geometrico di tutta la composizione, si fa teatro della rappresentazione del potere: da un lato la Chiesa di Santa Reparata a simboleggiare il potere spirituale, dall’altro l’elegante Palazzo Pretorio per il potere politico.

L'armonia dell'urbanistica rinascimentale è evidente non solo nell'organizzazione simmetrica e ordinata degli spazi e dei volumi all’interno delle mura, ma anche nella forma dell’impianto generale. Il rettangolo su cui si instaurano le mura della città si rifà, infatti, al rapporto aureo, tanto caro alle teorie umanistiche: la lunghezza del lato corto del rettangolo è uguale alla metà di quella del lato lungo moltiplicata per il numero aureo, creando una figura con proporzioni armoniche che ritroviamo spesso in natura, ad esempio nella figura umana.

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Nella pianta storica sono evidenti tutti gli elementi principali che componevano Terra del Sole. Sono evidenti le mura con i quattro bastioni angolari, in senso orario da quello in alto a sinistra: Bastione di Santa Maria, Bastione di San Martino, Bastione di Sant’Andrea e Bastione di Santa Reparata; il Palazzo Pretorio e la Chiesa di Santa Reparata che si affacciano sulla Piazza d’Armi; le due porte di ingresso fortificate: Porta Romana (verso Forlì), protetta dal Castello del Governatore, e Porta Fiorentina (verso Firenze), con il Castello del Capitano delle Artiglierie; i due borghi abitati che prendono il nome dalle porta più vicina: Borgo Romano e Borgo Fiorentino.

Fonte: Wikimedia Commons

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Raccolta delle piante e vedute di tutti i Porti dello stato della chiesa sul mare Adriatico, e delle prospettive piu interessanti l’istoria naturale degli Appennini, coll’ aggiunta delle vedute di molte terre e castelli della Romagna Toscana.

Firenze, 1788-1790

Antonio Fedi, Francesco Mazzuoli e Giovan Francesco Corsi.

Fonte: Multimedia viewer

Anche l’orientamento dell’impianto è significativo. L’asse che collega la Chiesa di Santa Reparata al Palazzo Pretorio è ruotato di 120° rispetto al nord geografico, una scelta che — secondo le ricerche dettagliate dell'ingegner Sergio Berti — ha diverse motivazioni, legate all’astronomia, a esigenze militari e a simbologie religiose. L'orientamento celebra due date fondamentali: l'8 dicembre, giorno della fondazione, quando dall'interno del Palazzo Pretorio si può osservare il sole sorgere sull'angolo della Chiesa di Santa Reparata; e il 12 giugno, nascita di Cosimo I, quando il tramonto illumina i viali in un effetto scenografico. Ma l'orientamento risponde anche a esigenze difensive: Porta Romana, rivolta verso il confine con lo Stato Pontificio, rimane costantemente in ombra, permettendo alle sentinelle di scrutare meglio eventuali nemici in avvicinamento. Infine, la Chiesa di Santa Reparata stessa sembra progettata per sfruttare questi giochi di luce: si ipotizza che le sue aperture siano state studiate per segnare con i raggi solari solstizi, equinozi e date liturgiche significative, trasformando l'architettura in un vero e proprio calendario sacro.

L'astronomia ha avuto un ruolo chiave nella progettazione di tutto l'insediamento, ma è forse nel Palazzo Pretorio — o Palazzo dei Commissari — che raggiunge la sua massima espressione, come dimostrato dagli studi dell'ingegner Berti. L'edificio è un bell'esempio di palazzo rinascimentale a corte con pianta quadrata: il cortile interno è caratterizzato da un elegante triportico a due livelli su tre lati, con un pozzo al centro e decorato da numerosi stemmi, delle famiglie dei commissari che si sono succedute nel tempo. Lo studio delle ombre proiettate dalla gronda sulla facciata, in alcune date chiave, dimostra che la progettazione del palazzo fu guidata dallo studio del moto solare, tanto da trasformarlo in una sorta di orologio solare.

Palazzo Pretorio è forse l'edificio più significativo della città, non solo dal punto di vista architettonico ma soprattutto per la sua funzione. Esso incarna perfettamente il doppio volto della città-fortezza rinascimentale e dello spirito dei tempi: il lato luminoso dell'armonia e della bellezza, e quello oscuro della paura e del potere. Terra del Sole era infatti un importante centro giudiziario mediceo: dietro la facciata elegante del Palazzo, tra stemmi nobiliari e raffinati elementi decorativi, si celano numerose celle carcerarie, raggiungibili attraverso accessi mimetizzati e percorsi nascosti. Terribili segrete ornate da inquietanti disegni e iscrizioni, dove i prigionieri sotto processo venivano torturati fino all'estorsione della presunta verità. A testimonianza delle atrocità consumate in questi spazi, un ricco archivio — tra i più cospicui d'Italia sul tema — documenta ben 200 anni di attività del tribunale civile e penale della città.

Sul lato nord-est del Palazzo si trova uno straordinario elemento architettonico, parte integrante del "percorso delle pene", simbolo del sistema giudiziario mediceo: una scala a chiocciola a doppia elica su un unico perno centrale, dove le due rampe si intrecciano senza mai incontrarsi se non alla sommità. Si ipotizza che i due percorsi avessero funzioni distinte: uno conduceva il Bargello dalla sua residenza alla sala di udienza, l'altro portava i prigionieri alle celle segrete. Dalla stanza di udienza, a seconda del verdetto, il condannato veniva avviato verso uno dei due rami della scala: un percorso verso le segrete inferiori, l'altro — passando per la cappella del Palazzo — verso un diverso gruppo di celle. Un sistema che trasformava l'architettura stessa in strumento di controllo e segregazione.

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Il cortile di Palazzo Pretorio. Nelle pareti, gli stemmi delle famiglie dei Commissari che si sono susseguiti in città negli anni.

Sezione del palazzo che mostra le varie segrete nascoste sotto il piano di calpestio e la famosa scala a doppia elica, capolavoro tecnico forse ispirato ai disegni di Leonardo da Vinci (GrandPalaisRmnPhoto). Per approfondire il tema: Archivio Storico.

Fonte: Wikimedia commons.

Da fortezza rinascimentale a centro civile. Negli ultimi decenni del Settecento le condizioni del Granducato di Toscana erano notevolmente migliorate: i confini erano stabili e riconosciuti, i rapporti con lo Stato Pontificio e il Ducato di Modena pacifici. Il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena avviò così un vasto programma di riforme amministrative ed economiche volte alla progressiva "smilitarizzazione" del territorio.

Attorno al 1775, nell'ambito delle operazioni di disarmo, iniziarono le vendite di immobili e terreni dentro e fuori le mura di Terra del Sole. Le proprietà — tra cui il Castello del Capitano e il Palazzo Pretorio con il suo giardino — finirono in mani private, subendo inevitabili danni e trasformazioni. Per la città iniziava così una nuova fase: la trasformazione da centro militare-giudiziario a centro civile moderno, che però avrebbe lasciato profonde cicatrici nel suo tessuto urbano e nel suo patrimonio architettonico.

Nel secolo successivo, l'inadeguatezza delle città italiane chiuse entro spesse mura fortificate si fece sempre più evidente: era necessaria un'apertura verso il progresso, l'espansione, lo sviluppo. In molte città le mura furono abbattute per far spazio a grandi viali di circonvallazione adatti ai nuovi mezzi di trasporto, come accadde nella vicina Forlì; altrove vennero smantellate gradualmente, per collegare nuove porzioni di abitato al cuore della città.

Fra XIX e XX secolo molte città europee dovettero affrontare la questione dell’abbattimento delle cinte murarie che segnavano i propri confini. Le motivazioni che condussero in molti centri urbani, alla demolizione delle cinte murarie furono diverse. Innanzitutto, le mura erano viste come un ostacolo alla modernizzazione e all’espansione della città. A ciò si aggiunse la necessità di occupare un’ampia schiera di muratori, rimasti senza lavoro a causa della difficile situazione economica.

Angelo Varni (a cura di), I confini perduti. Le cinte murarie cittadine europee tra storia e conservazione

Anche Terra del Sole fu coinvolta nel processo, seppur in modo più contenuto. Negli anni Trenta dell'Ottocento, grazie a un sussidio granducale, il Comune decise di rettificare e allargare la tortuosa strada che collegava la cittadella a Castrocaro, nell'ambito di un più ampio progetto di sistemazione dell'antica Via Regia Forlivese. Le mura, con le porte decentrate rispetto alla via principale, costituivano però un ostacolo alla viabilità: si decise così di risolvere il problema aprendo due grandi varchi nelle mura in corrispondenza della via provinciale, alterando per sempre la struttura urbanistica originaria della città.

Terra del Sole venne tagliata in due proprio davanti al Palazzo Pretorio, privandolo del suo respiro scenografico: uno squarcio che spezza l’armonia e la gerarchia spaziale pensate dai progettisti, alterando irrimediabilmente la percezione dell’impianto originario. Oggi chi entra dalle “nuove porte” attraversa la città quasi senza accorgersene, di passaggio, inconsapevole della bellezza racchiusa tra le sue mura.

Nonostante quella ferita ottocentesca, Terra del Sole conserva ancora ben evidente la sua anima di cittadina medicea del Cinquecento, tanto da ottenere nel 1965 il riconoscimento ufficiale di “Centro storico di notevole interesse pubblico”. Passeggiando lungo l’antica via centrale — oggi via Mazzini e via Saffi — si ritrovano l’armonia degli spazi a misura d’uomo, le prospettive calibrate del disegno rinascimentale e i toni caldi dell’architettura fiorentina che ne raccontano l’origine.

Rielaborazione della pianta odierna di Forlì, in evidenza la circonvallazione. La strada che circumnaviga il centro storico di Forlì oggi, corrisponde quasi precisamente al tracciato delle antiche mura  della città.

Fonte mappa originale: Bing mappe.

Rielaborazione della pianta odierna di Terra del Sole, in evidenza il tracciato murario (in bianco) e la provinciale che “taglia” le mura (in rosso).

Fonte mappa originale: Bing mappe.

Alla ricerca della città ideale. La ricerca della città perfetta ha accompagnato l'uomo fin dall'antichità, stimolando architetti, artisti e filosofi. Dalla Torre di Babele della Genesi — simbolo capace di tenere unita l'umanità elevandola verso il cielo — passando per le teorie sulla polis dei filosofi greci e le sperimentazioni dell'urbanistica greco-romana, fino alle provocazioni del secolo scorso.

Ma qual è la città ideale di oggi? E soprattutto, esiste?

Forse no. O forse sì, ma sarebbe già obsoleta nel momento in cui viene costruita. Le esigenze evolvono continuamente e gli interventi urbani sono troppo lenti e rigidi per stare al passo. Terra del Sole ne è l'esempio perfetto: probabilmente ideale a suo modo quando fu realizzata, divenne inadeguata in pochi decenni e richiese modifiche drastiche. Modifiche che le costarono cara in termini di valore urbanistico, storico e artistico.

E qui sorge spontanea un’altra domanda: in un’epoca dove il territorio è saturo, in cui possiamo e dobbiamo “costruire nel costruito”, come dovremmo relazionarci con la storia?

A Terra del Sole si fece una scelta azzardata, guardando allo sviluppo senza considerare il patrimonio culturale. Forse si poteva raggiungere un compromesso migliore, ma anche quello avrebbe comunque alterato l'impianto originale. È giusto, quindi, lasciare le città intatte come musei a cielo aperto — a rischio di svuotarle, come sta accadendo a Venezia — o è meglio trovare modificarne la natura storica a costo di tenerle in vita? Sono domande complesse che probabilmente non hanno una risposta univoca e definita, ma necessarie per prendere decisioni consapevoli sul futuro dei nostri centri urbani.

Forse il segreto non sta nel raggiungere la perfezione, ma nella flessibilità: città capaci di adattarsi, trasformarsi, respirare. Perché la città ideale, in fondo, non è mai esistita nella sua forma concreta, ma il dibattito attorno a essa è stato prezioso per lo sviluppo delle città reali, e ancora oggi ci aiuta a mettere a fuoco i problemi urbani, a interrogarci su come migliorare l'esperienza di chi le abita, a trovare soluzioni concrete.

Un'utopia è per definizione irraggiungibile, ma non inutile. Ciò che conta è il dibattito, lo studio, la ricerca. E Terra del Sole, con la sua geometria perfetta sfregiata dal progresso, con il suo equilibrio spezzato ma ancora percepibile, ci ricorda che le città sono proprio questo: un continuo compromesso tra conservazione e trasformazione, tra ideale e reale; non un punto d'arrivo, ma un processo in continuo divenire.

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Torre di Babele, Pieter Bruegel, 1563. Raffigurazione simbolica (tradizione mesopotamica, VI sec. a.C.). Emblema dell’aspirazione umana a costruire una città universale, la Torre di Babele rappresenta uno dei più antichi miti di fondazione urbana, nata come metafora del desiderio di unità e potere dell’uomo.

Fonte: Wikimedia Commons

Tony Garnier, Cité Industrielle (1917). Guidato da ideali socialisti e da una visione egualitaria del lavoro, Garnier immaginò una città di 35.000 abitanti, ordinata, salubre e funzionale, dove l’industria — posta ai margini dell’abitato — fosse il fondamento di una nuova armonia sociale.

Fonte: Wikimedia Commons

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Cité Radieuse, Marsiglia. Le Unité d'Habitation, di cui la più famosa e riuscita è quella di Marsiglia (foto), erano l’elemento chiave dell’abitare della Ville Radieuse, la città ideale progettata da Le Corbusier nel 1930. Non fu mai realizzata nella sua interezza, ma influenzò profondamente la progettazione delle città in tutto il mondo per decenni: era concepita come una città basata sulla zonizzazione funzionale e prevedeva la realizzazione di alti edifici circondati da giardini. Fonte: Wikimedia Commons, foto di  Verograph

Le Dodici Città Ideali, SuperStudio, 1971

Attraverso fotomontaggi e racconti, il gruppo immagina città paradossali — sospese, invisibili, infinite o totalmente controllate — per mettere in discussione il senso stesso di progresso e di architettura. Un manifesto contro la pianificazione razionale e il consumismo urbano.

Tre consigli per proseguire il viaggio: 

Archivio Storico

Romagna Toscana

Il blog dell'archivio storico della Romagna Toscana, che ha sede proprio all'interno di Terra del Sole, nel Castello del Governatore, è una risorsa preziosa per approfondire qualsiasi aspetto inerente a Terra del Sole e al territorio limitrofo.

Andare per città ideali

di Fabio Isman

Un itinerario tra "piccoli gioielli architettonici nati dall’utopia" che parte proprio dalla nostra Terra del Sole.

Terra del Sole

Il consiglio non può che essere di visitare Terra del Sole e il suo bellissimo Palazzo Pretorio o, se ci siete già stati, di tornarci per riscoprirla con occhi nuovi, magari entrando dalle antiche porte per vivere a pieno l'esperienza rinascimentale.

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