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Charlotte Perriand_copertina

Charlotte PERRIAND 

Energia. In ogni foto che la ritrae il sorriso è immenso, lo sguardo sognante, i capelli alla garçonne o raccolti in uno chignon come a voler assicurarsi di avere la vista sempre libera, aperta, per poter osservare al meglio ciò che la circonda, poterne vedere ogni dettaglio e coglierne l’essenza. 

Conoscere attraverso i luoghi:

Clicca sulla mappa per navigare tra i luoghi di Charlotte Perriand

mappa_Charlotte Perriand

Progettare per l’uomo. Emancipata e determinata, Charlotte Perriand inizia la sua carriera come progettista nella Parigi degli anni ’20, frequentando prima l’Union Centrale Des Arts Décoratifs e poi entrando a far parte, nel 1927,  dello studio di Le Corbusier e Pierre Jeannaret in rue de Sévres, come collaboratrice associata per il programma di arredamento. La sua ricerca progettuale prende fin da subito una direzione ben precisa: creare oggetti e spazi per l’uomo contemporaneo. I suoi progetti sono sempre funzionali, in linea con lo spirito razionalista dell’epoca, ma l’umanità e la sperimentazione sono ciò che rende i suoi progetti geniali e avanguardistici.

L’habitat degli esseri umani mi ha sempre affascinato, a qualsiasi latitudine spazio-temporale: diverse forme di pensiero, diversi gradi di civiltà

Charlotte Perriand. Revolving Armchair. 1928 | MoMA

La sedia Fauteuil Pivotant, progettata e realizzata per la sala da pranzo del suo appartamento-atelier di Place Saint-Sulpice, è un perfetto esempio del suo approccio progettuale, alla ricerca di funzionalità, comfort e sperimentazione: questa infatti è una delle prime volte che vediamo il tubolare in acciaio applicato al mondo dell’interior design.

Progettare con la natura. Charlotte cresce, studia e lavora a Parigi, ma passa i suoi primissimi anni di vita in un piccolo villaggio della bucolica Borgogna, dove sviluppa un rapporto speciale con la natura. La frenetica e vitale Parigi è il perfetto terreno fertile nel quale sviluppare la sua idea di progettazione, ma la ricerca del contatto con la natura sarà una costante imprescindibile per tutta la sua vita. ​Dopo le campagne della Borgogna, le Alpi dell’Alta Savoia sono il posto in cui Charlotte si rifugia, per rigenerarsi, riempirsi gli occhi di bellezza e respirare la libertà a pieni polmoni: tra passeggiate, sci e alpinismo, Charlotte osserva, impara, sente

La amo perché è per me necessaria. È sempre stato il barometro del mio equilibrio fisico e morale. La montagna offre all’uomo la possibilità di movimento di cui ha bisogno.

Il Tonneau Refuge di Charlotte Perriand a Flaine - Centre d'art de Flaine

Nel 1937 Charlotte decide di mettere in pratica le sue conoscenze della montagna e presenta, insieme a Pierre Jeanneret e André Tournon in occasione di un concorso, il prototipo del rifugio Bivouac: un rifugio prefabbricato realizzato con una struttura portante in tubolari di acciaio che sostiene una scatola di pannelli isolanti in alluminio e isorel, leggero e facile da montare. Il prototipo viene collaudato l’anno successivo sul versante del Monte Joly, in Alta Savoia.

Tonneau Refuge è un evoluzione del primo Bivouac.

Progettare il vuoto. In montagna Charlotte sperimenta il vuoto. Il vuoto come disintossicazione, solitudine, pace, ma soprattutto come libertà di movimento. La ricerca del vuoto è oggetto dei suoi studi per anni e un aspetto fondamentale nei suoi progetti di architettura, quasi una necessità, di cui sente il richiamo fin da bambina: 

A 10 anni entrai all'ospedale, […] il luogo mi piaceva: era bianco, la camera spoglia dava su un cortile alberato [...]. Di ritorno a casa, il cafarnao di mobili e di oggetti mi saltò subito agli occhi e piansi. Lo stile spoglio dell'ospedale mi si addiceva, per la prima volta inconsapevolmente scoprivo il vuoto, onnipotente perché può contenere tutto.

Il 15 giugno del 1940 Charlotte Perriand si imbarca per Tokyo, dopo aver ricevuto l’offerta di un incarico come consulente per l’arte industriale da parte del Ministero del Commercio e dell’Industria Giapponese, con l’obiettivo di elevare l’artigianato nipponico ad una dimensione più industriale. Sarà un momento di svolta per la sua vita e per la sua ricerca: Charlotte si immerge nel mondo dell’artigianato giapponese viaggiando da nord a sud del paese per sei mesi, visita decine di laboratori e fabbriche, studia i luoghi in cui vivono le persone e incontra artigiani locali e professionisti rinomati con i quali sperimenta nuovi modelli di produzione e di forme. In Giappone Charlotte sperimenta il culmine dell’equilibrio tra uomo e natura, aspetto centrale per i suoi progetti e la sua ricerca, ma non solo: scopre un nuovo modo di progettare il vuoto. Il tatami, le porte scorrevoli a scomparsa, i contenitori integrati nelle pareti: nelle case giapponesi il superfluo viene rimosso per lasciare spazio all’essenziale, il vuoto è protagonista e l’uomo libero di muoversi.

Charlotte Perriand: Les Arcs Resort

Nel 1966 Perriand, all'età di 64 anni, viene contatta dall'imprenditore Roger Godino per guidare un'equipe di architetti, ingegneri e urbanisti con l'obiettivo di realizzare un grande complesso sciistico in Alta Savoia: Les Arcs. Questo progetto rappresenta forse al meglio la sintesi della ricerca progettuale di Charlotte Perriand, che tiene insieme i suoi studi sull'abitazione minima e sui rifugi di montagna e l'influenza della cultura giapponese: lo sviluppo orizzontale e organico dei volumi ricerca una connessione profonda con il paesaggio montano, mentre la progettazione degli spazi interni è guidata dalla ricerca di polifunzionalità e dall’utilizzo del Tatami come unità di misura, la tradizionale stuoia giapponese di dimensioni standard corrispondenti allo spazio occupato da una persona sdraiata.

Charlotte Perriand è una di quelle figure che, per talento, fermezza e modo di comportarsi, hanno accompagnato la crescita di ogni giovane architetto della mia generazione. Così come è stato per Jean Prouvé, Le Corbusier, Alvar Aalto e tutto quell'incredibile gruppo di artigiani ed esploratori. Solo che Charlotte Perriand ho avuto la fortuna di conoscerla e frequentarla. Charlotte era molto bella, anche a 80 anni: grandi occhi luminosi e spalle diritte. Andava su e giù da quella minuscola scala di casa sua come se fosse un'adolescente. Ed era così anche nel suo lavoro: concreta e sognatrice, sempre vitale.
- Renzo Piano

Charlotte Perriand continuerà a viaggiare, osservare e progettare per tutta la sua vita. Sempre con il sorriso, sempre determinata, sempre libera.

Charlotte_Perriand_Janvier_1991

Charlotte Perriand, 1991

Fonte: Wikimedia Commons

 

Tre consigli per continuare: 

Le monde nouveau

de Charlotte Perriand

filmato della grande mostra

retrospettiva realizzata nel 2019

da Fondation Louis Vuitton​​

Per conoscere meglio Charlotte 

e i suoi innumerevoli progetti

Io, Charlotte

Tra Le Corbusier, Léger e Jeanneret

Autobiografia di Charlotte Perriand, traduzione di L. Lamanda

​​​​

Per conoscere meglio la sua vita e il suo lavoro attraverso le sue stesse parole

Les Arcs Resort

Arc 1600Arc 1600, 73700 les Arcs​​

Per sperimentare uno dei progetti di Charlotte, e per respirare quella libertà che sentiva ogni volta che saliva sulle sue montagne preferite

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